[scritto martedì 29 settembre]
dopo la radioterapia di questa mattina mi sono seduta al bar dell’ospedale a mescolare il biscotto granulato che porto da casa con la camomilla che trovo qui appena fatta.
mi sono messa in un angolo, in un tavolino poco visibile, perché mi metto lì a fare i miei pasticci e un po’ mi vergogno di non fare colazione come gli altri con uno standard cappuccino e brioche.
ho sempre un po’ paura di dar fastidio, in qualche modo, di essere brutta e offensiva in qualche modo da vedere, con il mio collo ustionato, o di generare pena o di sentir sussurrare “poverina”.
che volete, ognuno si fa le sue seghe mentali.
oggi però si è avvicinato Andrea, uno dei tecnici di Radioterapia, e ha detto “signora Vigliani, le spiace se le faccio compagnia?”
Andrea è giovane, avrà 25 anni più o meno, e aveva la Gazzetta della Sport sotto il braccio e in mano caffè e brioche.
Gli ho detto “se ti va bene una compagnia silenziosa, perché oggi non riesco tanto a parlare, per me va bene, io sono presente qui anche nel silenzio”
ha risposto “per me va bene”, si è seduto e mentre io trafficavo con le mie pappe si è letto un po’ di giornale e ha mangiato, senza mostrare la necessità di intrattenermi, cosa che mi avrebbe imbarazzata. è stato semplicemente lì, e abbiamo fatto colazione insieme.
quando si è alzato gli ho detto che mi piacerebbe mi desse del tu, e lui mi ha risposto che gli dispiace, che non è che non voglia, ma che proprio non gli viene, è più forte di lui.
io gli ho detto che a me non viene di dargli del lei, e che quindi credo che ognuno avrebbe dovuto chiamare l’altro come si sentiva di chiamarlo.
lui è tornato a lavorare, e io mi sono sorpresa di pensare
“questa persona non mi stava dando del lei e della “signora” per distacco,ma perché quello che vede è una signora, nel senso più profondo e positivo della parola. una persona che non perde la dignità,che non molla il sorriso, che saluta sempre e dice sempre grazie.
per questo mi ha chiamata così”
è sconvolgente per me aver pensato una cosa del genere, e anche se dopo sono emerse tutte le voci “ma non esagerare!”, “eh, come te la tiri”, “è solo la tua immaginazione” e tutta la spazzatura che la nostra mente è capace di spargere sulle cose pulite, io l’ho pensato, e questo pensiero rimarrà come un seme pronto ad essere annaffiato altre volte.
oggi mi sono regalata di essere una signora.
Antooooo! Mi piace tanto leggerti e scoprire ogni volta quanto tu sia meravigliosa! Un bacione.
ma cara, grazie.. (o:
Sei fantastica, come sempre !
Secondo me anche lui è un Signore, anche se ha solo 25 anni